lunedì 7 dicembre 2009

David Foster Wallace - All That

Il povero David Foster Wallace è uno degli autori che ho sempre tentato di leggere (perché attratto dalla sua intelligenza) ma che non sono mai riuscito a finire (perché respinto dalla sua prolissità). Questa volta mi sono fermato al secondo capoverso:
"It was ('it' meaning the cement mixer) the same overlarge miniature as many other toy vehicles—about the size of a breadbox" (All That, un racconto postumo uscito sull'ultimo numero del New Yorker).
Qualcuno mi spieghi perché non ha scritto:
"The cement mixer was the same...".
No, nel contesto non c'erano altri riferimenti possibili per il pronome.

6 commenti:

  1. Sarà il gusto di mettere una frase tra parentesi subito all'inizio. E' una cosa morbosa, una perversione, pure io ne sono stato vittima per un periodo. Sulla base di siffatta esperienza, a mio avviso lo scrittore deve fuggirne come fosse la peste bubbonica.

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  2. Va bene, io ne ho messe due, di parentesi, quindi vi batto entrambi. E però il vezzo è un altro, quello di mescolare discorso e metadiscorso, ti dico una cosa e ti dico come la dico. Snobberie, temo.

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  3. E perchè mai mescolare discorso e metadiscorso(che poi, quale sarebbe poi in questo caso, il metadiscorso?) dovrebbe essere tout-court una "snobberia"?
    Eppoi, credo che l'abitudine (tipica di Wallace)di "sviluppare" il pronome, spiegando tra parentesi a chi o cosa quel pronome si riferisce, non abbia tanto a che fare con lo svelarti un trucco narrativo ma denoti più una paura profonda, sicuramente maniacale, di non essere mai chiaro fino in fondo, di poter essere frainteso ad ogni parola.
    In Wallace si può anche pensare di trovare
    dell'autocompiacimento, e sul fatto che sia prolisso non ci piove, ma prima di dire che un tratto così caratteristico della sua prosa sia una "snobberia" io andrei oltre il secondo capoverso.

    Alina

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  4. Tu dici "paura di non essere chiaro", io dico "snobberia". Siccome non eravamo nella testa di Wallace, sono entrambe ipotesi. Data la mia autorità letteraria - nulla - non vedo rischi che le etichette che gli rifilo gli restino attaccate addosso. Comunque, contro la tua ipotesi sta il fatto che non c'erano altri modi possibili di interpretare quel pronome - non vedo come potesse temere di essere frainteso in quel punto. Il metadiscorso: mi riferisco al parlare di come sto parlando (uso il pronome e te lo spiego).

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  5. Non c'è mica bisogno di prendersela: a me Wallace piace, a te no.
    Sarà successo anche a te di trovarti nella condizione di sentire qualcuno dire di una persona a cui tieni che è in mala fede (perchè questo significa dire che uno scrittore scrive snobberie, dai) e reagire difendendola, no?

    Comunque, certo che le nostre sono entrambe ipotesi, l'intera critica e teoria letterarie sono fondata su ipotesi, temo.

    Ma il vero messaggio voleva essere: leggi Wallace. Tutto qua. Scusa se ti è sembrata una predica da maestrina.

    Alina

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  6. Figurati se me la prendo, e comunque sono più maestrino di te. Io per Wallace ho una simpatia istintiva (non è che distribuisco molte patenti di "intelligenza") e vedo gli snobismi come semplici debolezze, che purtroppo mi irritano. Che dire, mi farò forza e riproverò a leggerlo.

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