"Prima del decreto il FFO [Fondo di Finanziamento Ordinario] veniva distribuito in base soprattutto alla dimensione delle Università. Supponiamo che ci siano 3 Università, A, B e C, che l'anno scorso hanno ricevuto rispettivamente 5.000, 3.000 e 2.000 euro, per un totale di 10.000 euro.
Il decreto ridistribuisce il 7%. Quindi, per prima cosa si assegna il 93% dei fondi in base alla dimensione: rispettivamente 4650, 2790 e 1860. Poi si prendono i 700 euro rimanenti e si distribuiscono in base al merito. Supponiamo che l'Università A sia la migliore e abbia ottenuto un indice di merito di 4; l'Università B ha preso 3.3, e l'università C ha preso 2.7. Dividendo i 700 euro proporzionalmente rispetto al merito, si ottengono rispettivamente 280, 231 e 189 euro. Cosa succede adesso se sommo tali numeri ai precedenti?
I calcoli sono riassunti nella seguente tabella.
Ecco qui: l'Università A è la migliore, ed è la più grande, ma vede diminuire il contributo dello stato. L'Università C è la peggiore, e anche la più piccola, ma vede aumentare il contributo.
Come è possibile tutto ciò? Chi sa qualcosa di matematica non avrà difficoltà a scoprire l'arcano: quello che conta è il rapporto tra gli indici di merito. Se il rapporto fra due indici (ad esempio l'indice per A e l'indice per C) è inferiore al rapporto fra le dimensioni, necessariamente la prima Università perderà rispetto alla seconda".
Un sito sull'osservazione e la scoperta di ciò che è sempre stato lì.
mercoledì 7 ottobre 2009
Elogio dei conti della serva
Ricercatori Precari ha scoperto che il meccanismo meritocratico per la redistribuzione dei fondi pubblici alle università, annunciato dal ministro Gelmini come una vittoria del Bene, favorisce le università peggiori che hanno la fortuna di essere piccole (per esempio perché fanno scappare gli studenti). Per due mesi il Ministro ha nascosto sotto il ghiaccio dei Poli i dettagli del meccanismo. A fine settembre è finalmente uscito il decreto. Ecco il trucco, spiegato da Scacciamennule:
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