martedì 23 marzo 2010

Nelle scuole religiose si abortisce di più

“Fra le donne incinte non sposate, le studentesse che frequentano scuole religiose hanno una probabilità più alta di ricorrere all’aborto che le studentesse delle scuole pubbliche”.
Ipotesi H6b dell’articolo Understanding the Effects of Personal and School Religiosity on the Decision to Abort a Premarital Pregnancy, della sociologa americana Amy Adamczyk (pubblicato sul Journal of Health and Social Behavior, via Contexts Discoveries; pdf). La Adamczyk trae questa ipotesi dal fatto che sia abortire, sia partorire un bambino fuori dal matrimonio violano la morale religiosa, ma l’aborto è più facile da celare. Così, una studentessa che vive in un ambiente con pretese di purezza può interrompere la gravidanza per evitare costose punizioni sociali.
I dati raccolti dalla Adamczyk confermano l’ipotesi sia per le scuole cattoliche, sia per le altre scuole religiose (vedi tavola 2, modello 5).
Lo studio è sulle studentesse americane, ma potrebbe aiutare a spiegare un paradosso nostrano, quello per cui la legge 194 del 1978 è stata seguita da un declino costante delle interruzioni di gravidanza delle donne italiane. Qualche politico proclama che “la legge ha funzionato bene” ma, a parità di altre condizioni, una legge che liberalizza l’aborto dovrebbe aumentare le interruzioni di gravidanza, non ridurle. Può darsi invece che la facoltà di aborto abbia spinto i devoti a sdoganare (culturalmente) i parti fuori dal matrimonio, visti come male minore, o come scelta morale, facilitando la vita alle povere cattoliche che una volta abortivano per paura dei bigotti.

3 commenti:

  1. Tu non hai idea di come mi serve questo tuo post. Ho in corso una violenta polemica su FB (Faccialibro) su questo tema (causa = Bagnasco) ed ora mi fornisci qualche argomento in più. Thankie.

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  2. Se puo' servire a Peppe, qui ci sono i dati italiani a smentire la bufala cardinalizia:
    http://oggiscienza.wordpress.com/2010/03/24/aborto-alcune-cose-da-non-dimenticare/

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