giovedì 15 aprile 2010

Crederci non costa niente

“Una caratteristica peculiare delle convinzioni in materia di politica, religione, ecc. è che le ripercussioni private dell'errore sono virtualmente inesistenti, cosicché il costo privato dell'irrazionalità è zero; è perciò in queste aree che le vedute irrazionali sono più evidenti”.
L’economista Bryan Caplan in “Rational Ignorance vs. Rational Irrationality” (Kyklos, 2001), dove sostiene che le irrazionalità più grandi si annidano nelle materie dove credere ciò che amiamo credere non ci costa nulla. Pochi folli sono convinti di potere attraversare i muri, perché provarci è doloroso, mentre una moltitudine di fedeli è convinta che Gesù si incarni nell’ostia, che la confessione annulli i peccati, o che Padre Pio passava attraverso i muri, perché nessuna di queste convinzioni ha implicazioni pratiche degne di nota, e in compenso regalano emozioni buone (sensi di elevazione, di purezza, ecc.).
In politica sorge lo stesso problema, perché la fede nel comunismo o nel liberismo, in Berlusconi o in Di Pietro, costano al massimo qualche litigio in famiglia, dato che nessuno di noi ha il potere di instaurare il suo regime preferito. L’irrazionalità delle opinioni politiche è forse meno stabilita di quella delle opinioni religiose, ma due giganti del Novecento ne parlavano più o meno negli stessi termini.
“Molta gente ha la facoltà del ragionamento, ma nessuno la usa nelle questioni religiose” (Mark Twain - Lettere dalla Terra).
“Il cittadino tipico scende a un livello inferiore di prestazioni mentali appena entra nel ragionamento politico. Argomenta e analizza in un modo che riconoscerebbe prontamente come infantile nella sfera dei suoi interessi reali. Ritorna un primitivo” (Joseph Schumpeter - Capitalismo, Socialismo e Democrazia).
Bryan Caplan è lo stesso Bryan Caplan che nei giorni scorsi si è reso ridicolo sul web proclamando che le donne del 1880 erano più libere delle eroine di Sex and the City. Evidentemente, anche le illusioni sulle donne defunte sono meno costose di quelle sulle donne che ti circondano.

2 commenti:

  1. Premetto che il tema del post e' interessantissimo. Le irrazionalita' religiose sottolineate fanno parte di una cultura ormai millenaria che si categorizza sotto il nome di miracolo. La fede e' cieca, nessuno sa se nell'ostia c'e' Gesu' ma tutti sono pronti a scommettere che sia davvero cosi'. Vale lo stesso per i santi incluso padre Pio. La politica, secondo me, e' qualcosa di mobile, non un dogma ma un andamento che cambia e muta nel tempo. Come tale e' soggetto alle variazioni culturali. Al contrario la chiesa resta immutabile e ferma nelle sue posizioni. Concordo pienamente con Mark Twain!
    Nessuno ha il potere di cambiare le cose, e' questo cio' che si crede ma il voto e' importante e' forse per questo che si bisticcia in famiglia.

    Riguardo alle opinioni di Caplan... be l'egregio signore ne sa poco di vita reale .... e pochissimo di storia visto che a fine 900 non c'era quasi diritto di voto per le donne... eccezion fatta per la Svezia e la Norvegia.

    Clelia

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  2. Sul diritto di voto Caplan tenta di cavarsela in questo modo:
    1. E' vero che le donne non ce l'avevano.
    2. Ciò però non esclude che un potere politico dominato interamente dagli uomini non potesse avere a cuore gli interessi delle donne quanto le donne stesse.
    3. Se le donne avevano una posizione subordinata in famiglia non era per mancanza di potere, ma perché con le tecnologie dell'epoca era economicamente efficiente che le donne stessero chiuse in casa a occuparsi dei bambini e delle pulizie.
    E con questo ti ho risposto anche sulla razionalità delle opinioni politiche. ;-)

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