venerdì 12 marzo 2010

Chi rimedia agli errori del prossimo lo condanna a ripeterli

“Queste infermiere ‘ideali’ si arrangiano a usare materiali inadeguati senza lamentarsi, rimediano silenziosamente agli errori altrui senza affrontare chi li commette, creano l’impressione di non sbagliare mai, e trovano le vie di svolgere pacatamente il lavoro senza mettere in discussione le pratiche errate”.
Gli economisti Jeffrey Pfeffer e Bob Sutton, a proposito di come la buona volontà degli esecutori pazienti (che sono sempre adorati dai loro capi) possa impedire a un ospedale, a un’azienda o a un’altra organizzazione di migliorare (Hard Facts, Dangerous Half-Truths And Total Nonsense, Harvard Business Press, via Robin Hanson). Il passaggio si riferisce a uno studio che mostra che i reparti ospedalieri dominati dalle infermiere ‘ideali’ in questione hanno tassi di errore dieci volte più alti degli altri.

2 commenti:

  1. Anche. Ma più che altro è un incaricarsi di evitare pubblici casini che, se scoppiassero, costringerebbero i veri responsabili a riformare il sistema. Un po' come cambiare silenziosamente parrocchia a un prete pedofilo, e poi a un altro, e poi a un altro, e poi a un altro, ecc.

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