lunedì 29 marzo 2010

Ognuno ma non tutti

G. A. Cohen
“Nell’utile linguaggio degli scolastici medievali, in sensu diviso i lavoratori non sono costretti a vendere il loro lavoro, ma in sensu composito sono costretti a farlo”.
Risposta del filosofo marxista G. A. Cohen al classico argomento conservatore che qualunque operaio, se ha voglia di rimboccarsi le maniche, può fondare un’azienda e diventare padrone di sé (in The Structure of Proletarian Unfreedom, 1982, p. 14, pdf). Cohen ammette che l'argomento è vero ma, dato che i posti di imprenditore saranno sempre pochi, solo gli operai più abili o tenaci riusciranno nell'ascesa. La colpa del capitalismo, dice Cohen, non è di incatenare gli operai ma di mettere all’asta un bene – l’essere signori su se stessi – di cui avrebbe bisogno ogni essere umano.
Se non fosse morto l’anno scorso, è probabile che Cohen avrebbe dato ragione ai conservatori americani che dicono che la riforma sanitaria di Obama è “socialista”, perché in effetti estende le cure mediche anche a chi non ha avuto abbastanza successo nella vita da potersi pagare una polizza con i suoi soldi.

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